Sofficini- “Le ricette del Ferrini”


Di Ettore Ferrini

I sofficini a me non ridono, c’è pòo da fa’. Ci ho provato, gli ho fatto anche leggere gli status di Salvini, ma nulla. Due sono le condizioni nelle quali possono essere consumati:

1) “Diacci marmati e unti” che riempiono subito le budella e vi permangono per 6-8 ore dando luogo al fenomeno della “mappazza” in gola che poi dev’essere sfondata col classico bicchiere di Coca Cola, che a sua volta provoca intensa lacrimazione e mancamenti di coscienza.

2) “Abbollore”, cioè a temperatura di fusione della ghisa con pericolo di ustioni gravi del cavo orale. Di solito in questo caso l’assunzione dei Sofficini è accompagnata da soffi e sbuffi quando non dalla sua restituzione immediata in forma di bolo bavoso sul piatto. Generalmente a questo punto insorge anche turpiloquio di varia coloritura e all’esclamazione “Il budello di tu ma’”, la vostra ragazza che fiera li ha cucinati, potrebbe financo risentirsi.

Si rende opportuno poi sottolineare che sul piano fisiologico, quelli ripieni di formaggio fuso, provocano gli stessi effetti metabolici dell’acciaio liquido, con l’aggravante della velocità dei processi stessi e l’incontenibilità del prodotto.

Ora, noto con rammarico che molti sorridenti ragazzini televisivi devono essere avvezzi a ingenti tegamate di sofficini e che provano addirittura
un’incontenibile diletto nel mangiarli. Sento frasi entusiastiche, dove la parola “bontà’” regna sovrana, perfino dai mariti ignari del fatto che le mogli gli hanno preparato i sofficini perché fino a un quarto d’ora prima erano a farselo stantuffare nel gesùperdonaci.

Io vorrei entra’ in televisione e dinni: oh gente, ma che ciavete?
Tutte ‘ste feste pe’ sofficini (o pe’ la carne in scatola, altra piaga moderna) un le fanno nemmeno ner Biafra.
Uno pòle di’ che costano pòo, che si fanno in quattro e quattr’otto,
ma che siano bòni, dai giù, un diciamo favate.

sofficini

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