Le nozze di Cana


Di Manuel Cerfeda

In quel tempo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e fu invitata la madre di Gesù. Giuseppe invece non ricevette la partecipazione, ma come ben sapete non ha mai contato granché in questa storia.

Fu invitato invece Gesù, che portò con sé i discepoli, i quali si imbucarono creando scompiglio nel buffet – fecero incetta di frittini e sangria – e molti grattacapi al wedding planner, dato che i loro posti a sedere non erano previsti nel tableau. Allora Gesù li mandò a prendere alcune tavole di legno dal magazzino di Giuseppe, consegnò poi loro un foglietto senza testo riportante astrusi pittogrammi, ed essi montarono un tavolo da pranzo “Skiacciamän” e 12 sedie “Invitatallultimöment”. Così finalmente i discepoli si sedettero, tutti da un lato come al solito, e il banchetto ebbe inizio.
Gesù e Maria erano seduti al proprio tavolo, insieme a certi parenti che non vedevano da 15 anni. Ad un tratto, Gesù, udito un gran baccano, si accorse che i suoi seguaci stavano giocando a lanciarsi palline di pane azimo e avevano circa 60 bottiglie di vino vuote sul loro desco. E non erano ancora stati serviti i primi! Intanto Pietro gridava “Viva I sposi!” mentre Giuda incitava “Bacio! Bacio!”.
La madonna si alzò, chiamata dagli sposi agitatissimi, poi tornò al suo posto e disse a Gesù: “Non hanno più vino”. Egli rispose: “Va be’, basta che non hanno finito la spuma, ‘che senza non digerisco”. Maria non rispose ma cominciò a guardarlo accigliata. Allora il Nazareno chiese: “Mari’, che è successo? Te vedo preoccupata”.
Gesù ribatté: “A Nazare’, lo so io che c’è. Accidenti all’educazione basata sui sensi di colpa”. Poi, rivolto alla madre: “Ci penso io, d’accordo, sei contenta? Ma solo perché poi a casa non te voglio senti’”.
Maria allora disse ai camerieri: “Fate quello che vi dirà”.
Vi erano là sei giare enormi. Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le giare”. I camerieri si guardarono sbalorditi, poi uno di essi rispose: “Ma sono da 800 litri l’una e la fonte è a 10 miglia, ci vorrà una giornata intera!”.
Gesù allora alzò gli occhi al cielo, batté le mani due volte e disse: “Vai, ora sono piene; fate assaggiare al sommelier”. Nelle giare si trovavano, nell’ordine:
1- Sassicaia del ’96 (A.C., ovvio);
2- Amarone della striscia di Gaza riserva DOGC (Denominazione di Origine Garantita da Cristo);
3- Recioto della Valle del Giordano;
4- Passito di Tiberiade;
5- Lacrima Christi;
6- Spuma bionda del Mar Morto.
Come ebbe assaggiato i vini, il sommelier, che non sapeva di dove venissero – ma lo sapevano i camerieri che però non dissero nulla per non essere accusati di ubriachezza – chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai cominciato con il vino in brik (versato però in bottiglie di altri vini più pregiati) e adesso fai servire queste squisitezze. La spuma poi è favolosa”.
Gesù diede ordine ai camerieri di non servire altro vino ai discepoli, anche se ormai essi dormivano sdraiati, chi sopra, chi sotto il tavolo. Si fece però lasciare un tegame per portare a casa gli avanzi e una ghirba piena di spuma.
Alla fine del banchetto, i discepoli furono svegliati con secchiate di acqua diaccia e cacciati a pedate; Gesù, che li attendeva fuori dal ristorante, allora raccontò loro cosa aveva fatto, ma essi non gli credettero e ne risero. “Io invece trasformo il vino in acqua, guarda qua!” lo canzonò Pietro mentre urinava in un angolo della strada. Gesù lo ammonì: “Voi non avete visto e non avete creduto. Beato chi non vedrà e crederà. E ‘r budello di tu’ ma’” e si allontanò sgranocchiando i confetti della bomboniera e sorseggiando spuma, che nel frattempo aveva trasformato in chinotto perché la spuma, dopo un po’, stucca.

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