Green di bile


Green di bile – Gabriele Moretti 

Da quando abbiamo sviluppato una coscienza Green, vado tre volte al giorno ai bidoni della differenziata pieno di buste di spazzatura meticolosamente suddivisa, perché se sbaglio la telecamera sui bidoni mi riconosce e il Comune mi inchiappetta con un dildo fatto di chiodi rugginosi e sale grosso. Prima, quando eravamo dei sudiciumi, ci andavo una volta alla settimana con un unico sacco. Più diventiamo green, più produciamo monnezza. Sono abbastanza vecchio da ricordarmi il vuoto a rendere, cosa che condividerò probabilmente con molti di voi che mi leggono (perché, diciamolo: uno di 20 anni che cazzo vuoi che legga, che si abboni a una rivista, che segua degli autori di satira… Uno di vent’anni, giustamente, chiava).

E poi ricordo la rivoluzione della plastica usa e getta all’americana: non devi più riportare quelle pesanti e scomode bottiglie avanti e indietro al supermercato, le butti via! E stare lì a rigovernare i piatti sporchi? Li butti via! EVVIVAAAA! Che vuoi che possa mai accadere di male se MILLEMILA TROIAI DI PLASTICA all’anno finiscono nelle discariche e in mare? Vuoi mettere la praticità? E ci siamo fatti comprare così, come dei dementi, come il pubblico di Wanna Marchi. Poi, trent’anni dopo, una mattina abbiamo fatto un buchetto sulla spiaggia per fare un castello di sabbia coi nostri figliuoli ed è venuto fuori un fustino del Tide® del 1987, perfetto che pareva fatto ieri. Così ci siamo svegliati dal torpore e oggi ci chiediamo che mondo stiamo lasciando ai nostri figli. E allora ora è tutto green, ci fanno fare la differenziata perché lo yogurt sta in una scatoletta di plastica con un tappo di stagnola rinvolto nel cartone e quindi dobbiamo separare, meglio se laviamo pure il rifiuto prima di buttarlo, no aspetta, il cartoncino è plastificato, prima separa la sottile sfoglia di plastica e poi butta quel che resta nella carta, ma non così, aspetta provo io, mavaffanculo, bagnalo un po’ e butta tutto nell’umido.

La politica ci obbliga a fare queste puttanate invece di obbligare chi fa quello yogurt a imballarlo il meno possibile, magari col vuoto a rendere, perché alla politica non interessa davvero l’ambiente. Alla politica interessano un sacco di cose: soldi, voti, multe (nel caso della politica locale), ma sicuramente non l’ambiente. Se così fosse, avremmo Parlamenti che fanno leggi in cui si dice che se se produci merda imballata nella plastica, poi devi pagare lo smaltimento della medesima tu. Non noi. Non chi la paga già quando la acquista e poi deve anche mantecarsi il cazzo a separarla. Tu, con una parte dei tuoi profitti. E dovrai smaltirla in modo sostenibile, sempre a tue spese. Allora vedrai che esisterebbero imballaggi edibili o che si smaterializzano da soli appena il contenuto è finito. Nulla dà una spinta al progresso tecnologico quanto la consapevolezza che se non t’adegui ti mando la Finanza.

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