…dalla parte di Beatrice


di Alice Porta

Io me la immagino la Firenze dei tempi andati: già ambiziosa e poi scossa da parecchi tumulti però ancora contenuta e a tratti rurale. Ivi nasce Beatrice Portinari, detta Bice, che giovinetta di 9 anni gioca per la strada e va a sbattere contro un altro bimbetto, dal grande naso e l’altrettanta grande voglia di parlare: Dante Alighieri.

E da allora lui ci va in fissa piena. Perché in realtà egli ne cadde innamorato in quel momento ma riuscirà ad avere coraggio di conoscere Beatrice solo quando entrambi avranno 18 anni. Nove anni di sbirciate, finti pretesti, occhiate furtive e atteggiamenti stalkeranti perché diciamolo: uno così in palla per te, al punto da dedicarti numerosi scritti, si nota; non è che accade da un momento all’altro e devi anche far finta di nulla perché sembra brutto che non lo cachi di striscio.
Quello che mi fa rabbia è che Beatrice è passata alla storia come la fica più di legno di tutte, più di Laura, Fiammetta e persino di Silvia. Io non credo sia giusto. Tanto per iniziare questo stava lì vestito di rosso e cogli allori agli orecchi, che già non è proprio una roba sexy da guardare, ad ansiare per lei senza spiccicare parola; poi gli viene anche la bella idea di diventare Guelfo e successivamente Guelfo Bianco visto che il partito si spacca in correnti minori che litigano tra di loro. Un po’ come se fosse il Pd, solo che i Guelfi erano di destra, stavano dalla parte del Papa e alla fine hanno pure perso. No, è esattamente come il Pd.

Successivamente lui sposa un’altra. Certo, anche Beatrice era stata data in sposa giovanissima come uso dei tempi, però una dice: vabbè dai, ora siamo entrambi impegnati, stai in fissa per me da decenni a ‘sto punto mi concedo un atto di ribellione e trombiamo senza impegno. No, niente. Che già, figlia mia, uno disposto a morire per il cattolicesimo e con la t-shirt “chiamatemi pazzo, pazzo per il Papa” secondo te quanto sexy e rampante può essere? E comunque lui non ha tempo di trombare perché sta scrivendo Vita Nuova, un’opera che parla di lei e che ha iniziato quando finalmente è riuscito a dirle “ciao” dopo anni di strazio. Ci metterà 12 anni a finirla e sarà composta da 40 manoscritti. Fortunatamente per lei, Beatrice muore senza che lui le possa chiedere di leggerla tutta. Dante impazzisce, caca zero la moglie, manda al diavolo mezzo partito e si mette a studiare religione, lingue e filosofia. Ha una crisi di coscienza che nemmeno Claudia Koll. Affina in modo ossessivo l’opera che parla di Beatrice ma non è ancora abbastanza, perché ora lei è il più perfetto degli angeli del Paradiso. E allora sai che c’è? Io ce la piazzo, senza però aver prima scritto una Commedia sull’aldilà, su Dio e su un branco di gente che mi sta sulle balle e li faccio anche soffrire male per sempre. Perché Dante era soprattutto un tipo affabile e senza rancori.

Insomma, non è colpa di Beatrice: non ha avuto modo né tempo di apprezzare Dante. E poi suvvia: mettiamo che io sia Beatrice e nella vita mi tocca di mandare in palla completa proprio Dante Alighieri che scriverà il libro più letto dopo la Bibbia, creerà intorno a me il mito eterno della donna perfetta e angelicata e sarà anche il padre della lingua italiana. Eddai che sfiga. Ma che ansia, Dio mio. Cioè, ma non potevo piacè a Guasco il fruttarolo?

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