La Segre e i lettori del Fatto Quotidiano 6


Liliana Segre parla al Senato, il suo è un intervento breve ma incisivo. Ringrazia il Presidente della Repubblica, racconta di conoscere – suo malgrado – la condizione di rifugiato, il carcere, il razzismo. La Segre, infatti, nel ’44 fu deportata dalla stazione di Milano al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Aveva meno di 14 anni ma venne subito separata dal padre, che non rivide mai più e che sarebbe morto tre mesi dopo. Anche i suoi nonni paterni furono arrestati e deportati ad Auschwitz, dove furono uccisi appena arrivati. Nel suo discorso la Segre fa riferimento al numero tatuato sul suo avambraccio e dice di essere una delle poche rimaste a portarne testimonianza sulla propria pelle e poi si sofferma sui Rom, raccontando che al principio della sua prigionia le capitò di ritenerli privilegiati perché le loro famiglie non venivano divise dai nazisti, salvo poi scoprire più tardi che venivano portate in massa alle camere a gas.
Concludendo la senatrice afferma dunque che si opporrà a qualsiasi legge speciale nei confronti delle minoranze nomadi e dei migranti in generale.
Di seguito vi riporto le reazioni dei lettori del Fatto Quotidiano. Buona lettura.




 


di Ettore Ferrini 

 




 

 

 

 

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6 commenti su “La Segre e i lettori del Fatto Quotidiano

  • Tommaso Talarico

    Che dire. Siamo messi bene. La carcassa fumante del secolo breve emana i suoi odori, sembra di stare negli anni ’30.

  • SONIA SPIRITO

    Commentatori da strapazzo animati solo dalla vostra ignoranza, mi fate veramente ribrezzo: leggo che ci sono persone che non sanno chi sia questa Signora, che dicono ‘vabbè ma tanto è solo un’ebrea’. Mi fate veramente pena, mi fanno pensa i vostri cervelli non utilizzati…

  • Simone

    In tutti questi anni pensavo (perché… sì, ormai avendone 41 posso dire che questo trend va’ avanti da un bel po’, già da prima dei social) che mi sarei abituato a tutti queste persone ignoranti che giorno dopo giorno aumentano, e che la neutralità della rete rende credibili quando me, autoalimentando il problema.

    Invece no. Non ci si abitua. Si sta sempre peggio, ogni volta che è così evidente, come in questo caso, la divergenza di statura tra persone Grandi e persone miserabili.

  • Claudia

    Tanto onore alla Sig.ra SEGRE che oltre ad avere il numero tatuato sul braccio lo avrà anche nell’anima ed è solo per questo che forse noi umani dovremmo vergognarci(tutti) per quello che è successo in quei campi di sterminio…dove all’inizio toccava agli altri andarci ma poi alla fine ci andarono anche gli ex alleati ITALIANI, grazie al re dell’epoca ed al suo armistizio di sottobanco, che pochi ricordano, ma fu lui l’artefice dell’occupazione tedesca e poi delle deportazioni italiche; detto ciò mi ricordo solo di una mia proff. di matematica delle superiori, circa 25 anni orsono, che quando d’estate durante le spiegazioni le si alzava la camicia le si scorgeva su di un avambraccio un numero…la cosa, solo vederla impressionava! Pensate averlo subito da bambina e magari essere la sola ritornata a casa…nessuno di noi aveva avuto il coraggio di chiederle qualcosa, ma neanche lei..ci disse qualcosa…bastava guardarla per capire che noi ….sapevamo e lei questo lo vedeva dai nostri occhi…pertanto è vero che ci sono difficoltà enormi ma il mondo è di tutti, la razza umana è mondiale e non è solo quella di una provinciale Italia che, se non si guarda bene il mappamondo, neanche la si scorge! A buon intenditore poche parole!