Perché la Chiesa non è tenuta a denunciare i pedofili 1


di Alice Porta

“Come vescovo non sono obbligato a denunciare se uno dei miei preti abusa di un minore” e il fatto che queste parole di Domenico Sigalini indignino è la precisa conferma della nostra ignoranza non solo intorno alla Chiesa ma anche rispetto alla Fede in se stessa.




Il fatto è che lui ha ragione. Innanzitutto, come Vescovo, egli è custode delle confessioni dei pastori a lui sottoposti tanto quanto di quelle dei fedeli: il segreto confessionale è inviolabile, così come imposto da Dio e la Parola di Dio non è soggetta a dibattito altrimenti che Dio (e che Fede) sarebbe?
Soprattutto, e qui la faccenda si fa più ostica, si tende a dimenticare che la Chiesa è un’istituzione politica e spirituale insieme: un unicum dogmatico e giuridico che si costruisce intorno a delle norme che sono considerate vincolanti per i fedeli, di fatto cittadini della Santa Sede, espressione della Parola di Dio e che ha come capo il Papa. Queste regole, tantissime, sono esplicitate in quattro Costituzioni che raccontano la Fede e la Chiesa nel suo insieme: i riti, i Vangeli, la Transustanziazione (l’ostia che diventa corpo eucaristico, ndr), l’Apocalisse, la Parusia (la reggenza dei mille anni di Cristo, ndr ), il Regno dei Cieli, la Scomunica e così via. In mezzo a questa catasta di regole, esistono anche quelle che ci parlano del rapporto tra la Chiesa e il Mondo, contenute nell’ultima di queste Carte Fondamentali ossia la Costituzione Gaudium et Spes. All’interno della quale è specificato che la Chiesa innanzitutto protegge se stessa, in funzione del messaggio di Dio, che vale di più dei singoli uomini e dunque anche dei fedeli e  dei bambini. Questo si traduce nel silenzio, nella propensione a nascondere, a spostare, riassegnare chi si macchia di reati terribili, purché non si crei scandalo che possa minare le basi della Chiesa, la cui funzione è quella di sostenere e illuminare per intero il Popolo di Dio, cioè i battezzati.
Il fatto che grazie all’Illuminismo la violazione di queste norme non porti al carcere o alla pena di morte non significa che esse abbiano perso la loro importanza o che non esistano: proclamarsi cristiani cattolici, e confermarsi tali tramiti i riti previsti, primo tra tutti il battesimo, significa accettazione di tutte queste regole, anche quelle più crude (potremmo dire infami), poco importa se per noi “la Fede è personale, interpretabile” perché di fatto essa non lo è. La Fede non è una cosa semplice, fatta di bei racconti e di canti ma è scritta, sancita, ha una personalità giuridica e un posto all’Onu (e sono tanti invece i popoli e le genti che non ce l’hanno, come il Quebek, i Curdi e la Palestina).
Il Vescovo Sigalini, con le sue parole, non fa altro che ricordare ai fedeli il loro posto, ciò che la fede e l’adesione alla Santa Sede comporta, colpa nostra che lo ignoriamo.
Ora che ve lo ha spiegato, sicuri di volere questo per i vostri figli?

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Un commento su “Perché la Chiesa non è tenuta a denunciare i pedofili

  • Alberto Maria Onori

    Sono del tutto d’accordo con il fatto che ci sia una diffusa ignoranza sulla fede e su cosa essa sia.
    Esistono anche, per i credenti, doveri come il rispetto delle leggi umane, il rispetto della persona, la coscienza e il peccato. Con relativa sanzione di quest’ultimo.
    Quindi sì, visto che a macchiarsi di pedofilia sono anche insegnanti, allenatori e psicologi atei, a loro volta protetti indebitamente da strutture di potere e convenienze non istituzionali, nella sua imperfezione e con i limiti dei suoi pastori io ho scelto la fede.
    Ma è un discorso impossibile su Facebook o in poche parole scritte.