Un brutto virus


C’è un giro un brutto virus.




Anni fa colpì Claudia Koll, che tutti avevamo ben presente, sebbene di spalle, grazie a Tinto Brass. Costei, d’improvviso, rimase folgorata e dismesse le vesti – si fa per dire – d’attrice, si trasformò in una novella Goretti. Poi fu la volta di Paolo Brosio, che stanco dei collegamenti con Emilio Fede passò direttamente a quelli con la Madonna di Međugorje, ché se bisogna arruffianarsi con qualcuno per sbarcare il lunario tanto vale puntare in alto. Che dire poi di Giovanni Lindo Ferretti? Da principale esponente del punk filo-sovietico a sostenitore del no nel referendum per la procreazione assistita. Ricordo, e ne sono ancora atterrito, quella sua intervista in cui chiamava Ratzinger “il mio maestro”. Poi Rutelli, radicale convinto e attivista nelle battaglie per l’aborto e per il divorzio, ridotto praticamente a controfigura di Casini. Andrea Bocelli, un tempo agnostico, ora dice che cantare è come pregare. Ve la ricordate Donna D’Errico? Posò addirittura per Playboy  ma voi la ricorderete più che altro per la serie televisiva Baywatch; anche lei colpita dal virus del cattolicesimo militante, ha perfino girato un documentario per provare l’esistenza dell’arca di Noè. Fra gli ultimi ad  ammalarsi gravemente, e lo dico con la morte nel cuore, Roberto Benigni. Da piccolo diavolo, irriverente fino a sfiorare la blasfemia, a seminarista delle leggi mosaiche in Tv e ricevuto perfino in Vaticano. Io non so di preciso cosa sia accaduto a questa gente, quello che ho capito, però, è che tutte queste persone sostengono che la Fede abbia rappresentato una luce nella loro vita e la luce per brillare ha bisogno del buio. Bimbi, tenete sempre a portata di mano una lampadina. Anche una di quelle da poco, magari comprata dai cinesi. Anzi, vi dirò, più è cinese è più funziona.  

 

Ettore Ferrini

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