Il Ferrini intervista il Frusciante 1


Videodrome, Via Magenta, 85, Livorno.

Sono poco più delle tre di pomeriggio e sono fuori dalla videoteca a chiacchierare con Francesco Braschi che ha da poco finito di girare Cattivo Sangue, in uscita quest’anno. Da questa parte della città è più facile respirare cinema che aria di mare. Arriva il Frusciante in sella a una bicicletta, ha una vistosa sciarpa intorno al collo, io – al solito – sono in maniche di camicia.

“Dai, proviamo a fare questa cosa,  magari riesco a farti qualche domanda che non ti ha mai fatto nessuno. Per esempio: sei mai andato al cinema da solo?”
“Avoglia, parecchie volte. L’ho sempre fatto, soprattutto quando facevo brucia a scuola.”
“Cos’è che facevi?”
“Brucia. Qui a Livorno si dice così.” 
“Ah, intendi bigiare?”
Interviene il Braschi: “Sì, o anche  fare sega.”

“Un film che non hai finito di vedere perché facevi sesso?”
“Parecchi. La prima volta avevo sedici anni, ero a casa mia che guardavo Il replicante, quello con Charlie Sheen, bussò questa tipa e mi disse: perché non vieni a vedere un film a casa mia? E io le dissi ok, però mi porto questo perché l’ho già cominciato. Mi disse che andava bene, evidentemente della videocassetta le interessava poco, infatti dopo mezz’ora già si trombava. Nel frattempo il Replicante ero diventato io infatti si andò avanti anche a film finito e col fruscio in sottofondo. Quando uscii dalla camera, mezzo gnudo, c’era la su’ mamma sul divano. Sa signora, fuori pioveva e avevo messo i vestiti ad asciugare.”





“Ecco, questa è una domanda un po’ particolare, nel senso che non voglio la risposta esatta, voglio sapere cosa ne pensi tu: la trottola di Inception si ferma oppure no?”
“Fondamentalmente non me ne frega un cazzo. È un espediente narrativo da quinta elementare, Nolan è un furbone e ha fatto in modo che se ne parlasse per anni ma in realtà non è detto che la trottola si debba fermare soltanto nel caso in cui ci si trovi nella realtà, potrebbe anche essere Di Caprio a decidere di farla fermare all’interno del suo sogno, quindi sì, si ferma. In ogni caso.”

“Cosa ne pensi del Blu-ray?” 

“Che l’alta definizione è un’ottima invenzione, il problema è che come supporto non è stato pubblicizzato abbastanza e il suo lancio sul mercato è stato gestito in modo pessimo. Contestualmente all’avvento del Blu-ray si doveva interrompere la produzione dei DVD in modo da abituare il pubblico all’HD, un po’ come era successo con le videocassette. Evidentemente produttori e distributori non avevano molto interesse a farlo perché già puntavano al mercato dello streaming, per loro molto meno costoso.”

“Deckard è un replicante oppure no?”
“Dipende. Nella versione cinematografica no, nella director’s cut sì.”
“Questo lo anch’io, intendevo per te. Voglio dire, la prima volta che lo hai visto cos’hai pensato?”
“La prima volta che ho visto Blade Runner avevo dodici anni, più che altro rimasi impressionato dalle du’ fìe: Sean Young e Daryl Hannah.”
“Eh beh, in effetti la Young era un topa spaziale. Comunque quell’happy ending…”
“Dé, è appiccicato con lo sputo e si vede.”
“Già. Scott aveva disegnato un mondo post apocalittico, in cui non si vedeva un albero a pagarlo…”
“…e loro alla fine volano sopra i boschi verdi verso l’Overlook Hotel. Comunque Kubrick lo fece di proposito, in modo che risultasse posticcio.”

“Lingua originale o doppiaggio?”
“Il doppiaggio è comodo c’è poco da fare, io come prima visione – quando è possibile – guardo i film in italiano. In seguito, la seconda o la terza volta, quando so già perfettamente cosa succede, li riguardo con l’audio originale. Poi dipende… al cinema per esempio i sottotitoli danno molto meno fastidio, innanzitutto perché non vengono applicati sopra l’immagine ma sulla banda nera in basso e poi sono talmente grandi che consentono di non distogliere troppo lo sguardo.
“Non ho mai capito molto i puristi della lingua originale, anche perché con l’inglese un minimo ce la caviamo tutti ma col mandarino?”
“Non credere, un senso ce l’ha. Nei film orientali di arti marziali sono molto importanti le loro espressioni e sono difficilmente traducibili. Che ne so… è come se tu guardassi un film rinascimentale ambientato a Firenze però doppiato in coreano.”
Interviene il Braschi: “Tipo l’armata Brancaleone in giapponese.”
“Esattamente. Qualcosa ti perderesti di sicuro.”

“Kevin Spacey in K-PAX è un alieno?”
“Non mi interessa perché è uno dei film più brutti della storia del cinema, comunque sì, spero proprio di sì, almeno non ho perso due ore dietro a un disagiato.”

“Bardem, alla fine di Non è un paese per vecchi, muore?” 
“No. Il suo personaggio rappresenta la morte e la morte non può morire.”
“La morte di cosa?”
“La morte del sogno americano.”

“Cosa ne pensi del 3D?”
“Che me lo metto ar culo. Per quel tipo di esperienze vado a Gardalnd.”
“Non c’è mai stato nessun film che meritasse il 3D?”
“Pochi, molto pochi. Forse Avatar, sicuramente un paio di documentari: Pina e Cave of Forgotten Dreams. Ecco, quelli magari sì.”

“Streaming: legale o illegale?”
“Legale. L’ho già detto in varie occasioni, io non ce l’ho con lo streaming in senso assoluto, per me i film dovrebbero essere distribuiti al cinema, poi in home video, e a distanza di un anno – quando l’opera si è ripagata e ha fruttato per nuovi investimenti nell’arte – lo Stato dovrebbe metterla a disposizione di tutti, in rete.”

“Qual è la caratteristica principale che cerchi in un film?”
“È il bilanciamento fra forma e sostanza a fare un buon film. Insomnia, per esempio, è esteticamente ineccepibile ma ha una storia che non regge, I banchieri di Dio ha il problema inverso. Poi chiaramente cerco anche una buona dose di puppe e di culi.”

“Ma la macchina di The Prestige funziona davvero?”
“Sì, io credo di sì, anche perché mi sta troppo simpatico Tesla.”

“A casa i film è meglio vederli da soli o in compagnia?”
“In compagnia, anche perché da soli si finisce sempre per spippolare col cellulare. Infatti un sacco di gente sui social mette le foto della televisione scrivendo che sta guardando un film, magari pure impegnato, ma non ha capito una cosa fondamentale: che gli schermi riflettono. E infatti, se guardi bene, sul fotogramma de Il Padrino che hanno pubblicato ci vedi il riflesso di loro col cellulare in una mano e il controller della PlayStation nell’altra.”

“Film che ti hanno fatto ridere, anche se eri da solo.”
“Fantozzi. Anzi, per la precisione Fracchia contro Dracula, mi ci schianto tutte le volte. Poi non so… Hollywood Party di Blake Edwards, Una pallottola spuntata.”

“E piangere?”
“Dancer in the dark, in particolare la scena del treno, merito anche della musica. I cento passi, sulla politica sono particolarmente sensibile, e poi Carlito’s way… è incredibile, tutte le volte mi ritrovo a sperare che non muoia.”

“Un film che tutti dovrebbero vedere?”
“Il gabinetto del dottor Caligari, perché inventa tutto: il surrealismo, la sonorizzazione, la colorazione… le asincronie e le asimmetrie, ha un montaggio modernissimo al quale tutto ciò che è venuto dopo deve qualcosa.”

“E uno che invece non dovrebbe vedere nessuno? Esiste un cinema che fa danni?”
“Sì, esiste eccome. Bad Boys di Bay, per esempio. E non solo perché ha un messaggio reazionario ma anche perché come messa in scena è distruttivo di tutto ciò che considero buon cinema.”

“Un film che ti ha fatto dormire?”
“Interstellar. Ho dovuto usare due volte l’accredito per vederlo finire.”

“Uno che sai a memoria?”
“Blade Runner. Se vuoi te lo rifaccio tutto, musiche comprese. [Riproduce con la bocca le esplosioni iniziali e con le mani mima l’arrivo dell’auto volante, poi inizia il dialogo: Avanti. Siediti. Disturbo se parlo? Divento nervoso quando faccio i test. Dove abiti? In albergo. È bello? Questo è già il test? No, diciamo che è per scaldarci…]

“Un film che ti hanno trascinato a vedere.”
“The Rock. Mi ci portò un amico perché la tipa che gli piaceva era fissata con Sean Connery. Mi disse: se la invito da sola non ci viene, fammi questo favore. Uno strazio.”
“Mai successo che invece ti abbiano trascinato e ne sia valsa la pena?”
“Sì, con Rampage. Non sarei andato a vederlo e invece si è rivelato un bel film.”

“Il film più lungo che hai visto?”
“Vale l’intera trilogia del Signore degli anelli, vista tutta di fila? Sono circa 12 ore.” 

“Miglior colonna sonora.”

“L’aldilà di Frizzi. Ci sono proprio legato a livello personale.”

“Miglior saga.”
“Alien.”

“Miglior remake.”
“La Cosa.”

“Mai rinuciato al sesso per vedere un film?”
“Mai.”

Nel frattempo nella videoteca si avvicendavano alcuni clienti, gli amici di sempre, ma soprattutto una coppia di fidanzatini ventenni, partiti appositamente da Milano per “fare due chiacchiere col Frusciante”, lo giuro hanno proprio detto così e non è certo la prima volta che lo vedo accadere. Questa non è soltanto una videoteca, ormai è una meta di pellegrinaggio, uno dei monumenti da visitare quando si viene a Livorno.

Ettore Ferrini




 

 

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Un commento su “Il Ferrini intervista il Frusciante

  • Alessandro

    Dal Frusciante sono andato una sola volta causa lontananza da casa mia, e cinema, opinioni e discussioni a parte, ho assistito alle scena di un vecchio che chiedeva al Frusciante di una voce in bolletta che non si spiegava e lui che lo ha aiutato. E questo è il senso di ogni negozio/esercizio commerciale/’sti cazzi: fare comunità. E sono profondamente convinto che, fino a che gente come il Frusciante gestirà luoghi pubblici, il mondo è a posto.