Sai riconoscere un amico razzista? 2


di Alice Porta

Il razzista crede nell’esistenza delle razze: vede i diversi tipi umani e li suddivide in bianchi, neri, rossi, gialli e cappuccino. Non contento si spinge oltre: i neri sono cattivi, peccato perché giocano bene al pallone; i gialli sono tecnologici ma mangiano cani; i cappuccino hanno il ritmo nel sangue però sono prostituti o terroristi e i rossi … ma i rossi non si erano estinti? Per quanto riguarda noi bianchi, beh, siamo sicuramente i più intelligenti, la storia l’abbiamo scritta noi, sebbene ogni tanto siamo stati un po’ cattivelli e ci siamo fatti prendere la mano (crociate, tratta degli schiavi, Hitler … quelle cosette lì, insomma). E poi ovviamente ci sono i Rom, che sono il Male Assoluto. Ecco. Per il razzista non c’è altro da dire: esistono i vari colori e per ogni colore esistono delle caratteristiche proprie, che lui definisce “culturali”. Di una semplicità disarmante ma soprattutto di un’ignoranza crassa: il razzista non legge e quindi non sa che tutto quello in cui crede è stato smentito dalla scienza (e quindi no, le sue non sono opinioni ma cazzate e come tali non gli va concessa dignità).



Eppure a me, del razzista, non turba la prepotente Nagasaki di minchiate in cui crede. Certo mi destabilizza che il suo voto valga quanto il mio e sia anche determinante per un Governo, però sull’idiozia potremmo anche passarci sopra. Al limite posso arrivare anche a soprassedere sull’altra caratteristica principale del razzista: l’odio. Il razzista non ha antipatie, lui odia forte. E badate bene: non odia dei fatti o dei concetti, lui odia proprio le persone. Di un odio di pancia, sputacchia bile e merda tutto il giorno. Il razzista si scaglia furente contro chiunque provi ad andare oltre i quattro angoli che compongono il quadrato del suo pensiero: Dio, Patria, Famiglia, Topa. Chiunque non si adatti a questo schema è il nemico e va combattuto, soprattutto sui social network, perché il razzista, in fondo, ha il culo pesante.
Grazie ai social network siamo tutti visibili, con le nostre idee e attività quotidiane, e così anche il razzista: un fatto molto comodo ma talvolta doloroso visto che spesso capita di sbattere il muso contro quel contatto (amico/parente/conoscente/capo ufficio) che non te lo saresti mai aspettato ma è leghista o grillino e vomita razzismi tutto il giorno e quindi cosa te ne fai? Tuttavia proprio grazie ai social network, possiamo farci un’idea della qualità peggiore di un razzista (almeno secondo me): al razzista non frega un cazzo del prossimo. Badate bene: non parlo di migranti che lui lascerebbe morire in mare come fossero tonni alla deriva, no. Al razzista non frega un cazzo nemmeno degli italiani. All’amico razzista batte forte il cuore quanto sente l’Inno di Mameli; egli gonfia il petto di orgoglio quando si definisce “italiano” e quando afferma che “è pieno di italiani che non arrivano a fine mese e l’Italia è allo sbando” puoi scorgere una lacrimuccia sul suo volto. Poi basta che ci ha da andare a comprare 1300 euro di Iphone con cui cercare i migliori locali notturni con le ballerine di importazione cubana o polacca.
Il vostro razzista parla e parla ma non ci pensa proprio a tirarsi su le maniche e rimestare i bassi fondi di questo Paese. 
Non si vede mai un razzista pulire gratis le aiuole di città o raccogliere le cartacce da terra, eppure si lamenta “che è tutto uno schifo!”
Non si vede mai un razzista che si offre di aiutare gli anziani rimasti soli o i bambini disabili quando escono da scuola, eppure sbraita al bar di “italiani che hanno tanto bisogno di aiuto!”
Non si è mai visto un razzista proporsi ai servizi sociali per dare una mano; a mala pena l’elemosina e un po’ di carità, quel tanto che basta per far bella figura e restare in alto. Perché se poi l’uguaglianza la si conquista davvero, l’amico razzista poi come fa? Se diventiamo tutti uguali, se i soldi non fanno più la differenza e nemmeno la pelle e la lingua, poi si deve dare da fare davvero e costa fatica.

Il volontariato si fa in silenzio, lo so, però mi tocca dirlo: in tutti gli anni in cui ho partecipato alle attività sociali e turistico-culturali delle città dove ho vissuto non ho mai incontrato un razzista. Tutte le persone che conosco che lavorano con gli altri e per gli altri sono tutto meno che razzisti.
E’ questo quello che mi fa più rabbia: l’ipocrisia e la pigrizia nascoste dietro slogan banali (e vecchi) ma poi col cazzo che si muove il culo e si fa qualcosa, di concreto, per il proprio Paese e i propri connazionali. Ci devono pensare gli altri, perché, dietro tante “belle” parole, il razzista sputa nel piatto dove mangia, salvo poi pretendere solo perché è Italiano.
Non per niente, i razzisti, hanno votato un Movimento che urlava contro le poltrone salvo poi volerne una e un Partito che si dichiarava fuori dall’Italia e d’Europa riscuotendo poi, puntualmente, lo stipendio da entrambe… tutto questo vorrà dire qualcosa, no?

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