Gelati


di Manuel Cerfeda

È mio desiderio da lungo tempo scoprire l’identità dell’inventore del Calippo, il famoso ghiacciolo di foggia equivoca che ormai da anni risolve serate estive altrimenti noiose con valanghe di doppi sensi, sensi unici e battute da caserma.

Inutile spiegarvi il perché: ha una forma pseudo-fallica, per farlo uscire lo devi massaggiare un po’ tra le mani, quando fa capolino puoi iniziare a succhiarlo e alla fine ti rimane l’involucro con il suo liquido dentro. E te lo bevi pure.

Adesso c’è anche la versione al gusto chewing gum, di un bel rosa, tanto per aumentarne il realismo, anche se le buongustaie scelgono quello al gusto cola, con quel bel colore bruno scuro dalle suggestioni esotiche. D’altra parte, sapete come si chiama il ghiacciolo equivalente della Sammontana? “Long John”. Una vita per il cinema, aggiungo io.

Voglio adesso raccontavi un aneddoto anch’esso inerente al magico mondo dei gelati industriali: qualche anno fa ero seduto con i miei amici al tavolino di un bar all’aperto, in una calda sera d’estate. Al tavolo accanto al nostro andò in scena lo show di una procace ragazza e del Maxibon che stava mangiando in una maniera mai vista: prima aveva sbocconcellato voluttuosamente la parte superiore ricoperta di cioccolato, poi, arrivata al biscotto, invece di morderlo tenendolo trasversalmente rispetto alla bocca, indovinate?

Lo girò di lato e cominciò a leccare dal basso verso l’alto la crema fra i due biscotti, con mezzo metro di lingua. Sì, praticamente stava effettuando un cunnilingus al gelato.

A tale spettacolo, dal nostro tavolo partì un “UOOOOO” di ammirazione, a cui seguì la chiosa del mio amico Alberto: “Eh be’, questa è gente preparata!”.

non-vorrei-mai-essere-quel-cono

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *