Il bluff di Salvini 7


di Ettore Ferrini

Solo un bischero può credere davvero al bluff di Salvini ma in questo Paese i bischeri sono tanti, altrimenti non saremmo qui a parlare di Salvini. Perché il leader del carroccio avrebbe dovuto preferire Savona, un imprevedibile ultraottantenne esterno al suo partito, a Giancarlo Giorgetti, fedelissimo leghista DOC dal 1996, già Presidente della commissione bilancio e addirittura capogruppo della Lega proprio nell’ultima legislatura? Perché, è evidente, lo scopo di Salvini non è mai stato quello di formare un governo. Il suo obiettivo, e gli va dato atto di averlo perseguito e raggiunto con insospettabile intelligenza, è sempre stato quello di accumulare potere per la sua personale battaglia anti-euro. Difatti, dopo aver cannibalizzato quasi totalmente il centrodestra (gli ultimi sondaggi danno la Lega al 25%) era il momento di rosicchiare voti anche al Movimento Cinque Stelle, che – inutile negarlo – ha un leader assai meno carismatico e posizioni più “morbide” che hanno minore presa sul target elettorale che si contendono i due partiti.




Ne scaturisce dunque un nuovo, inedito, bipolarismo euro/antieuro che è tutta farina del sacco di Salvini, non essendo stato (come suggerisce giustamente Mattarella) neanche tema centrale della recente campagna elettorale o argomento preponderante nel contratto di governo. Fra l’altro, a proposito di quel fantasioso documento, vale la pena ricordare che molte erano le perplessità sulle coperture economiche del programma ma a domanda Salvini (e non solo lui) rispondeva regolarmente che potevamo fare debito, che avremmo stanziato soldi per questo e per quell’altro. Come poteva essere conciliabile tutto ciò con i vincoli di bilancio che abbiamo nei confronti dell’UE? Semplice: uscendone. Non era scritto nero su bianco, probabilmente perché avrebbe spaventato parte dell’elettorato grillino, ma il disegno era chiaro. Questo sarà, con ogni probabilità, il perno attorno al quale ruoterà il dibattito politico nei prossimi mesi ed è esattamente ciò che voleva Salvini, sempre più leader indiscusso dei cosìddetti “sovranisti”. Come detto all’inizio, solo la miopia di certo elettorato, la cui aggressività è seconda solo all’ignoranza, può scambiare Mattarella per un reazionario e Salvini per un rivoluzionario.
E adesso buon Cottarelli a tutti, mentre si preannuncia la peggiore campagna elettorale di sempre.

Ettore Ferrini

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