Non ci resta che piangere. 1


Voto, sinistra e quelle cose lì.
di Alice Porta
Il dato più clamoroso è che agli italiani interessa ancora  votare, sempre meno ma comunque in modo consistente e questo è indubbiamente positivo in un periodo in cui la politica non è mai stata così lontana dalle persone. Proprio da questa lontananza occorre partire per farsi alcune domande, una tra tutte: quando e perché la sinistra ha smesso di parlare con le persone?




Il 19% portato a casa dal maggior partito di centro-sinistra (a prescindere dal nostro concetto di sinistra) parla chiaro: la sinistra perbene, stabile, un po’ da salotto se vogliamo, è lontanissima dalla sua base storica, totalmente incapace di parlare al lavoratore e al disoccupato, così come alle fasce deboli (anziani, donne e minoranze) che si sono rivolte a partiti più nuovi e dai concetti più semplici e immediati, come la Lega o il Movimento 5stelle. Non possiamo più relegare il voto stellato o il voto verdognolo a mero sintomo di protesta e nemmeno imputare la disfatta alla normale alternanza post governo (chi governa al turno successivo piace di meno, si sa): gli Italiani hanno fatto una scelta precisa e tocca a noi capire il perché.
Dove sono andati gli elettori di sinistra? Il fantasmagorico 40% delle ultime Europee, che pareva confermare Matteo Renzi come il Messia tanto atteso, dove è sfumato?
Oggi non è facile per il leader del Pd dare la colpa ai fuoriusciti, a coloro che volevano giocare “a chi è più di sinistra” e alle lotte intestine perché i numeri non lo sostengono: anche se costoro avessero appoggiato il Pd, questi sarebbe appena arrivato alla percentuale che fu di Bersani nel 2013 (25%) e quindi anni luce indietro rispetto al Movimento 5 Stelle di oggi. L’unica risposta possibile è che quindi moltissimi elettori del Pd si siano spostati verso il Movimento, Forza Italia e Lega e la ragione di questa virata ha una duplice matrice. In primo luogo possiamo vedere nel nostro presente quello che è il passato recente di parecchi Stati dell’Unione Europea, tra cui il Regno Unito: il “Blairismo” che predicava una sinistra moderata, centrale con forti aperture a destra per evitare estremismi, molto vicina alle istituzioni e agli istituti di credito e molto lontana dalla gente ha dovuto fare i conti con una disfatta tremenda, alle scorse elezioni, in favore di movimenti antieuropeisti e di stampo chiaramente fascista. Se ti apri a destra la rinvigorisci. Ricorda nulla? E del resto, come gli inglesi hanno visto un sorprendente sostegno al socialismo quasi statalista di Corbyn (un 20%), da noi il piccolo ma per nulla pallido risultato di Potere al Popolo ci dice che c’è ancora qualcuno che crede in una sinistra più vera, che nasce dal basso, che parla con la gente e che coccola concetti dai più definiti come anacronistici ma indubbiamente più rassicuranti rispetto ad una corsa sfrenata al compiacimento di una cieca Unione Europea (l’europeismo è necessario ma trattabile, ce lo siamo scordati). Il secondo errore è la totale mancanza di comunicazione: una campagna elettorale fatta più sugli spauracchi e sulle minacce che sui contenuti non ha aiutato. Raccontare alla persone di un esercizio di voto che o ti conferma o dimostra la loro stupidità e poca lungimiranza non è stata una mosse vincente (alla gente non le piace se gli dici che è cretina); questo unito a concetti spiegati poco e male ha comportato una virata verso soggetti all’apparenza più umani e con un linguaggio veloce e diretto, forse anche ruffiano ma del resto raccattare consensi è il lavoro del politico.
Prendendo atto di questo, occorre che il Pd e Matteo Renzi si assumano le responsabilità della loro disfatta e prendano in esame tutti quei contenuti, quelle riforme e quei linguaggi che hanno portato alla sconfitta: criticare i propri elettori di sinistra per aver messo in discussione politiche poco di sinistra è sempre stato un errore, spostarsi a destra lo è stato altrettanto ed è necessaria, oggi, una massiccia autocritica.
Dal canto nostro, come sinistra, ci attende una sfida: tornare sul territorio, parlare alla gente, spiegare l’ovvio dove è necessario. Un ritorno alle origini che pare confermato da un bisogno di storicità ravvisato nel voto ad alcuni giganti e “vecchi” personaggi (con il Leu di D’Alema). E’ necessario tornare indietro, tornare alla sinistra vera perché il gioco al centro è stato inutile e dannoso; dobbiamo ricostruire mettendo i compromessi da parte. Soprattutto perché Casapound porta a casa quasi l’1%: non vale nulla ma è la testimonianza che quasi un italiano su 100 si ritiene fascista.
Non lo possiamo permettere. L’unico modo per battere la destra è la sinistra.
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