Se hai figli non puoi capire 6


di Alice Porta

Sono una donna di 33 anni, in salute e in una relazione stabile; mi ritengo una persona dalla discreta intelligenza e comprovata responsabilità nel dedicarmi ai fragili; ho sufficiente stabilità economica e vivo in un ambiente stimolante dove coltivo svariati interessi.

Eppure non voglio essere madre.




Ora, non dico che non mi capiterà mai nella vita, io con il “mai” non vado troppo d’accordo, però se guardo al mio futuro io non vedo la maternità, almeno quella biologicamente intesa. La gravidanza come percorso fisico non solo non mi interessa ma ritengo che non sia adatta a chi, come me, con le trasformazioni del corpo non è mai andato troppo d’accordo. Sono superficiale – dicono – un figlio ripaga tutti gli eventuali cedimenti fisici. Se così per me non fosse?

Mio fratello ha la Sindrome di Down e in tutta onestà non è un’esperienza genitoriale che vorrei per me stessa, avendola vissuta dall’interno. Sono vigliacca – dicono – e anche un po’ meschina, tutti i figli sono doni. Se non ne fossi in grado?

La mia giornata è scandita da un insieme di impegni e disimpegni: cerco di fare un lavoro che mi piace, talvolta prendendomi lunghe pause, quel tanto che basta da mettere un piatto caldo in tavola ma, anche quando basta appena per me, mi sento sempre mentalmente appagata. Mi definisco “approssimativa” e mi piace anche avere un sacco di tempo da perdere e impiegarlo in varie cose come una trottola e talvolta anche in niente, sola con me stessa a pensare. Sono immatura – dicono – a 30 anni suonati dovresti smetterla di fare la ragazzina. E se io fossi felice così?

Soprattutto io sono una donna e come tale – mi ripetono sempre – a non essere madre mi perdo un grande omaggio, una potente facoltà creativa, che la Natura mi ha dato e su cui– pare – io ci sputi sopra. Non solo: se non divento madre mi perderò troppe cose tra cui, non ultimo, il vero significato dell’Amore.

Sono sicura che la maternità e la genitorialità siano esperienze uniche nel loro genere e che il tipo di amore che si prova sia qualcosa di altro e di così istintivo, animale, da non essere paragonabile a nulla. Per cui sono consapevole che non essere madre è una scelta che comporta la perdita di una serie di esperienze di vita intorno alle quali, anche solo per curiosità, si scatenano tante domande. Guardo i miei amici con figli e mi rendo conto che c’è qualcosa di potentissimo che li unisce, qualcosa che crea un costante scambio, un dialogo incessante, non solo tra di loro come coppia ma anche con gli altri, con gli amici, con i colleghi, con gli sconosciuti al parco, nei dibattiti sui social network. Un filo conduttore che collega i genitori alla società tutta, un collegamento, una partecipazione e una culla sociale nutrita dalla nostra cultura condivisa e anche politicamente sostenuta. Un figlio è un progetto talmente grande e lungo nel tempo che rende anche difficile che ognuno vada per la propria strada quando di altro è rimasto ben poco. E alle volte, diciamolo tra noi adulti, un figlio torna utile quando non si ha tanta voglia di partecipare ad eventi mondani e vedere certe tali persone. “Non possiamo venire, il piccolo è stanco e non sappiamo a chi lasciarlo”.

Io tutto questo non ce l’ho. Nessuno mi da soldi per non aver fatto figli, nessuno si complimenta con me per aver costruito tutta la mia vita solo intorno a me stessa, non ho giustificazioni per non impigrirmi davanti alla Tv o non partecipare a eventi di qualsiasi tipo e la mia unica scusa per non essere in forma è che mangio troppa cioccolata. Ogni giorno, con chiunque, io devo sforzarmi di trovare qualcosa da fare e da apprendere per avere nuovi argomenti di conversazione, non che chi ha figli non lo faccia ma perché le mie esperienze intellettuali e la mia capacità di esprimerle sono il mio unico e faticoso collegamento con il mondo. Quando mi guardo allo specchio io vedo solo me e la mia caducità, un po’ spaventosa, senza lascito nel futuro, solo io e solo al presente. Nonostante tutto quello che sono e che ho costruito ancora mi si dice che sono tronca, egoista, immatura, meno donna di quelle che sono diventate madri.

Non solo. Tutto questo è il mio unico collegamento con l’uomo che ho scelto di amare. Da quando mi alzo al mattino a quando vado a dormire io possiedo solo me stessa e il mio rapporto con lui. Non c’è altro che si aggiunge o si mette in mezzo o che sia un collante nei momenti di stanca, che distragga e che riempia le ore. L’affinità da due adulti soli sta nella loro voglia di condividere il tempo, di comunicarsi le esperienze, di chiedersi a vicenda la propria opinione su qualsiasi cosa, di insegnare e di imparare a turno l’uno dall’altra, di condividere quella particolare fotografia del mondo. E’ un lavoro costante, senza scappatoie o giustificazioni.

Non mi spingerò mai a paragonare l’amore per un uomo a quello per un figlio, sarebbe sciocco e anche un suicidio sociale; però mi spingo a dire che come io non saprò mai cosa vuol dire essere madre, i genitori non sapranno mai cosa vuol dire bastarsi, l’un l’altra, ogni giorno e cercare di bastarsi per tutta una vita. E’ qualcosa che solo chi non ha figli può capire.

Siamo sicuri che anche voi, genitori, non vi perdiate qualcosa?

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6 commenti su “Se hai figli non puoi capire

  • Fra

    Perché ostentare questa scelta? Va bene per te e allora va bene per tutti! Non fare caso a ciò che dicono o pensano gli altri. Non devi giustificarti a meno che tu non senta di doverlo fare… e questa è una cosa che può capire solo chi sta giustificando una scelta.

  • Alessia

    Condivido appieno.
    Ho tre figli. Insegno loro che avere figli non è automatico-necessario- obbligatorio-naturale
    Avere figli è una scelta. Anche non averne lo è.
    Ed è una scelta altrettanto valida.

  • Marta

    Per me, che sono mamma da quasi 9 mesi, l’unico modo per fare bene quello che sto facendo (la mamma) è proprio cercare di inseguire questo bastare a se stessi di cui parli. Non ho fatto un figlio per avere qualcosa che mi leghi stabilmente con il padre del mio bimbo, mi domando tutti i giorni se è ancora lui la persona con cui voglio stare e non ho paura di affrontare una rottura se la risposta non sarà più “si”. Non ho fatto un figlio nemmeno perché ho perso interessi nella vita mondana e anzi guardo un pò con invidia quasi tutti i miei amici ormai ultratrentenni che fanno festa il week end (e soprattutto che possono poi riposare quanto vogliono il giorno dopo..) e che partecipano a eventi, rassegne, festival… Essere genitori per me non è una scusa, un punto di arrivo, ne il raggiungimento di una stabilità. Anzi, è proprio l’assaporare l’incertezza e la caducità della vita, il doversi reinventare ogni giorno in questo “bastare a se stessi” che è l’unica cosa degna di essere insegnata ad un figlio e che si chiama anche libertà. Il regalo più grande che dei genitori possano fare ad un figlio, liberarlo da se stessi. Perché anche quello con un figlio dovrebbe essere un legame da coltivare nel tempo, senza scappatoie o giustificazioni. È la cosa più difficile da fare perché in questa società se fai un figlio è come possederlo, per sempre ovviamente. Una garanzia per il futuro. Non è così.
    Poi secondo me bisognerebbe avere un pensiero fluido, in una società che vorrebbe etichettate tutto, e capire che questo divario tra chi non ha figli e chi ne ha non è poi così grande (nella mia piccola rete sociale mi sono quasi dovuta giustificare io per il fatto di essere voluta diventata madre..)

  • Donatella Scotti

    Sono madre biologica di tre figli che adoro ma mi sono sempre sentita un po,’ in colpa per averli messi al mondoconsderando questo una forma di egoismo,, la ricerca di una proiezione nel futuro , poi sono anche la seconda mamma di altri 5, tra ragazzi e ragazze, che mi hanno scelta come supporto o mammamica e che mi riempiono di gioia. Non è indispensabile la maternità biologica: una giovane musicista , parlando delle sue composizioni, le ha definite” figli di carta aria e amore” e sono sicura che sia una giusta definizione. Gusta la tua vita completa, con le soddisfazioni e le ansie che ti dona, e grazie per le parole meravigliosamente usate per esprimere sia disagio che decisione. Pura Vida è il più bell’augurio che conosca viene dal CostaRica eterna lo giro con affetto. Donatella

  • Agnese

    Col cavolo che non capisco, ho avuto il primo figlio a 38 anni e se me lo avessi chiesto a 30 ti avrei risposto che non avrei voluto avere figli. Capisco il tuo sfogo, ma non te la devi prendere con chi ha figli, ma con chi fa pesare a te il fatto di non volerli. L’amore per un figlio per me non è amore come lo immaginavo io prima di averceli, ma amore come grosso senso di responsabilità. Per un figlio fai qualunque cosa perché in questo mondo e nei casini in cui si può trovare ce lo hai messo tu, lui non te lo ha chiesto. In quanto al rapporto di coppia, quando arriva un figlio, questo non fa da collante, ma da grande prova di forza della coppia. Un figlio ti sfianca,ti spreme, ti fa arrivare a livelli di stress che nient’altro al mondo equipara (poi è anche adorabile e dolcissimo e quindi ti fa passare tutto, ma questo secondo me è il perverso dualismo madre-figlia). Un figlio non unisce, semmai separa, perché l’idillio di coppia che c’era prima non ci sarà più. Quando dei genitori non escono, non è perché non ne hanno voglia, ma perché non ce la fanno, sono troppo stanchi alle 9 si addormentano sul divano, perché sono esausti. Sai perché chi ha figli ti dice che non puoi capire? Perché noi stessi non abbiamo capito quanto devastante sarebbe stato avere un figlio. Io non credo che tutti dovrebbero avere figli, credo che questa dovrebbe essere una scelta più consapevole. Se credi che l’essere mamma non sia il tuo, non piegarti al luogo comune, non sentirti di dare spiegazioni, vivi la tua vita come cavolo ti pare: è la tua. Purtroppo il mondo è pieno di ipocrisia di gente che criticherà le verità che ho scritto e mi dirà che sono una mamma snaturata. Io dò tutto ai miei figli, ma è un sacrificio immane!