È morto Berlusconi 1


Silvio Berlusconi, infine, ci ha lasciato. Il Paese intero oggi piange la prematura scomparsa di un uomo che ha segnato profondamente la nostra Storia, attraverso mille gloriose tappe che vanno dal traffico di droga alla falsa testimonianza, dalle tangenti alla Guardia di Finanza alla corruzione in atti giudiziari, passando per l’associazione mafiosa, il falso in bilancio, la frode fiscale, la prostituzione minorile e il concorso in strage. I suoi governi ci hanno regalato alcune fra le più apprezzate riforme degli ultimi anni, da quelle sull’immigrazione a quelle sulla scuola, passando per scudi fiscali, privatizzazioni e condoni edilizi, giungendo fino alle leggi elettorali. Ma non è solo questa l’eredità che ci ha lasciato Silvio, perché Berlusconi sopravvive soprattutto dentro di noi, nei 180 miliardi di euro evasi all’anno che ci collocano primi in assoluto nella classifica UE dei ladri. Silvio vive anche nelle 45.000 prostitute che operano in Italia, delle quali 37.000 sono straniere e per il 7% minorenni, anche se non tutte sono nipoti di Mubarak.




Egli ci ha accompagnato, ci ha guidato per tanto tempo, demolendo l’Istruzione e la Cultura come quando il suo fido Tremonti ci sfidò a fare “un panino con la Divina Commedia”, e i risultati ci sono stati eccome: l’anno scorso -per esempio- soltanto il 46% degli italiani ha letto un libro, tra questi il 51,9% sono donne e il 39,7% uomini (quelli che poi filosofeggiano al Bar); per tracciare un paragone è utile sapere che quel 46% lievita fino all’82% nel caso della Germania o al 70% in Francia. Silvio c’è, bisognerebbe scriverlo sui ponti delle autostrade, anzi “Silvio è tutto intorno a te”, che come frase suona anche meglio, perché fa riecheggiare in noi il tanto caro linguaggio da spot che è ormai l’unico che ci resta. Berlusconi è morto, ma non piangete, non è un problema insormontabile! Ne avremo presto un altro, quasi certamente indagato, di sicuro populista e magari anche un po’ razzista. Non importa sotto quale bandiera si collocherà, se dirà di essere di sinistra, di destra o -peggio- di nessuna delle due, perché ciò che conta veramente è che sarà il figlio di un ventennio assassino di qualsiasi ideologia, di qualsiasi etica ma soprattutto di qualsiasi politica. Silvio c’è, è in mezzo a noi, è dentro di noi, e lo celebreremo ancora a lungo, com’è giusto che sia.
Addio Presidente, anzi, arrivederci.

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