Buon Anno 5


di Tatiana Francini

 

 

Domenica pomeriggio. Non so cosa fare, mi annoio. Ci penso un po’ e poi decido: vado a trovare una mia amica.

Che faccio? Mi presento a mani vuote? No, dai, non è bello. Ok, quando sono vicino a casa sua passo a prendere un po’ di pasticcini in quella pasticceria al centro commerciale.




Durante il tragitto in auto (15 km, non tutta la A1 Milano Napoli eh!) trovo in sequenza:

 

  • Un gattino morto spiaccicato (tra poco mi metto a piangere)
  • Una volpe che mi attraversa la strada (ma non dovrebbero essere in letargo?)
  • Un cane libero che mi attraversa all’improvviso con conseguente inchiodata e rosario di moccoli per il quale ho tirato giù tutti i santi del calendario.

 

Riparto e arrivo al centro commerciale. Ovviamente non c’è un posto libero nemmeno a pagarlo oro. Va be’, parcheggio qui, c’è il divieto di sosta ma tanto entro, prendo i pasticcini ed esco.

Sembra facile! Entro, scelgo i pasticcini, pago e mi accorgo con orrore che la chiave della mia macchina si è bloccata; non esce più da quel cazzo di plastica che dovrebbe essere il telecomando. Panico. E adesso?

Divento viola, la commessa se ne accorge e mi sussurra “Tutto ok?”

“No che non è tutto ok.  Ehm, mi si è bloccata la chiave, puoi aiutarmi?”

“Sì certo! Dammi qua, non lo so, forse tirando questo, dunque, aspetta… ah sì! Tieni fermo qua che io tiro di là. No no, aspetta…CRACK. eccola!”

Non oso guardare la chiave, quel crack mi preoccupa troppo. Bestemmio in aramaico antico tra me e me ma non so come riesce ad uscirmi un ”Ok. Grazie mille” che deve essere parecchio convincente visto che la commessa mi fa un sorriso a 46 denti.

 

Esco dalla pasticceria e molto titubante premo il pulsante apertura del telecomando facendo mille scongiuri.

Beep Beep. Si apre!

Fiuuu meno male va!

 

Entro in macchina, appoggio delicatamente i pasticcini sul sedile a lato, la borsa sul tappetino (per evitare di schiacciare i pasticcini), metto la cintura di sicurezza, giro la chiave e …CRACK! No,non è possibile. Mi si è troncata la chiave dentro il quadro! (Ulteriore chiamata a raccolta di cristi e madonne)

 

E adesso?

Panico totale

Cosa cazzo faccio?

Dunque, calma, devo restare calma. Il cellulare, devo cercare il cellulare. Ma ‘ndo’ cazzo sta? Ah  sì, ce l’ho in borsa. Dunque vediamo: i fazzolettini, un assorbente (perché non si sa mai), il burrocacao, il borsello, il regalo del ristorante cinese, le caramelle alla menta, le sigarette, un braccialetto (ecco dove era finito!), la crema per le mani, il collirio… ma dov’è? Ah ok, eccolo! Trovato il telefono scaravento molto dolcemente la borsa sui pasticcini e meno male che non li volevo rovinare.

  1. Ci siamo. E adesso chi chiamo? Sì, sì il mio fratellone!

“Pronto? Gianni, so’ io.” Mi metto a frignare “mi s’è troncata la chiave della macchina. No, non sono a casa” (sennò che cazzo te chiamavo a fare?) “sì, sono al centro commerciale. No che non riesco a girarla la chiave. Certo! Viaggio sempre con un paio di pinze in borsa …  no che non ce le ho le pinze! Ok, si, ti aspetto qui. No che non ce l’ho la chiave di riserva! Me la porti? Va bene, a dopo, ciao”

Ho bisogno di un fazzoletto di carta. Ma dove sono? Eppure li avevo. Ah, eccoli! Mi è pure colato il trucco e i pasticcini sono tutti spiaccicati. Ma vaffanculo va!

 

Aspetto.

In 15 minuti dovrebbe essere qui.

Mi fumo una sigaretta, via.

Vaffanculo, il finestrino non si apre (ah, le manovelle di una volta!)

Ok, scendo.

Madonna che freddo.

Fumo questa sigaretta con l’avidità di un drogato in crisi di astinenza e con le palle girate di un toro incazzato.

Va be’. Torno dentro. Ho i piedi congelati e ovviamente il riscaldamento col cazzo che lo posso accendere.

Aspetto.

 

Tutta la gente che va al centro commerciale deve passare da qui? Mi guardano come se fossi un animale in gabbia. Non avete mai visto una ragazza in macchina? Cazzo ridi? Ok. Rilassati. Nessuno ce l’ha con te. Autocontrollo.

 

Dai fratellone, quanto ti ci vuole ad arrivare? Ah eccolo! Ma è lui? Aspe’ che mi metto gli occhiali che sennò non ci vedo niente. No, non è lui. Che palle.




Suona il cellulare. Mio fratello:

“’Ndo sei’?”

“Al centro commerciale, nella parte di dietro”

“Come dietro?”

“Oh cazzo…la vedi l’entrata principale?”

“Sì.”

“Ecco, io sono dalla parte opposta, davanti alla pasticceria.”

“Arrivo.”

 

Eccolo, menomale. Parcheggia, scende, mi guarda come fossi l’ultima ebete rimasta sulla faccia della terra, entra dentro la macchina, sfila via la chiave rotta, inserisce la chiave di riserva e mette in moto. Il tutto in meno di 30 secondi. Mi saluta e in fretta come è arrivato se ne va.

 

Un bel sospiro e ok, tutto è passato. Adesso vado dalla mia amica e mi spupazzo un po’ il suo bimbo.

Arrivo a casa sua, racconto la disavventura e consegno quello che è rimasto dei pasticcini. Lei mi guarda scuotendo il capo. So che mi vuole bene anche se sono imbranata.

 

Gioco col bimbo e dimentico tutti i pensieri cattivi. Alle 23.00 decido che è l’ora di cavarmi dalle palle e di tornare a casa. Baci e abbracci a tutti, esco, cerco la chiave di riserva (cazzo non c’è il telecomando qua. E’ buio. Non trovo la serratura. Giro. Beep Beep).

Che giornata stressante! Appena arrivo a casa mi infilo a letto di corsa.

 

Maremma maiala, ma quanto hanno parcheggiato vicino? Uff, adesso mi tocca fare duecento manovre per uscire, che palle!

Ah, che culo. Questo davanti esce, menomale.

No, aspetta! Ma che cazzo fa? FRENA IMBECILLE! Sbam.

No, non ci credo,  ‘sto deficiente per fare manovra mi ha sbattuto la macchina. Abbasso il finestrino e molto cordialmente gli indirizzo una serie di insulti che lo so mi stanno già facendo guadagnare un giusto posto all’inferno.

 

Il cretino si impaurisce e si blocca.

Scendo, controllo la mia macchina: appena un graffio.

 

Lo guardo: è un vecchino. Va be’, lasciamo perdere va. Lo fulmino con lo sguardo, rimonto in macchina e vado verso casa.

 

Al prossimo che mi dice buon anno, gli rispondo: buon anno una sega!

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